Archivi Blog

I SORRENTINO DETTANO LEGGE AL VILLAGGIO SANTA ROSALIA

Una famiglia emergente

L’operazione antimafia “Villaggio di famiglia” che martedì 27 giugno 2023 ha colpito il mandamento mafioso “Pagliarelli” di Palermo, e in particolare la famiglia del Villaggio Santa Rosalia, ci dice molte cose sull’attuale assetto di Cosa Nostra.

Intanto si certifica che le varie famiglie dei vari mandamenti da molti anni ormai procedono in modo “autonomo e indipendente” dalle direttive che un tempo erano rigidamente imposte dai vertici territoriali mafiosi. Ma, in secondo luogo, si vede che c’è una collaborazione continua e costante fra famiglie mafiose che appartengono a mandamenti diversi.

Dice infatti l’ordinanza del gip Turturici “Nel corso degli anni nel territorio del Villaggio Santa Rosalia risulta avere assunto una rilevanza sempre maggiore un gruppo di potere che da decenni esercita la propria influenza nei confini territoriali… Il Villaggio Santa Rosalia rappresenta un’enclave mafiosa dotata di autonomo potere e capace di dispiegare una forte influenza in tutto il mandamento di Pagliarelli tanto da essere direttamente collegata ad altre famiglie di diversi mandamenti da fitte relazioni consolidatesi nel tempo”.

C’è stato quindi un cambiamento notevole rispetto alla rigidità e al verticismo dell’era della “monarchia assoluta” dei corleonesi. Oggi, infatti, si può vedere una maggiore autonomia di movimento delle famiglie e relazioni libere fra di loro. Autonomia e libertà che ai tempi di Riina erano molto più difficili da praticare, e che in ogni caso richiedevano di un via libera della Commissione.

Ma ci sono altre nuove indicazioni, quasi antropologiche, che si possono trarre da quest’inchiesta. Innanzitutto il ritorno alla famiglia di sangue, al gruppo familiare, per la trasmissione del potere. Lo scettro del comando infatti si trasferisce da padre in figlio. Un aspetto che, come afferma il professor Antonino Blando docente di storia contemporanea all’Università di Palermo, “… lega la mafia di oggi a quella di due secoli fa: il potere che viene tramandato per linea familiare, da padre in figlio, come accadeva nelle società antiche”.

Il Villaggio Santa Rosalia

E inoltre emerge un altro elemento ormai comune a varie altre inchieste: il ruolo determinante che assumono le donne. E le mogli in particolare, che al posto dei mariti che si trovano in carcere esercitano quotidianamente il controllo e la gestione degli affari illeciti.

Questi due ultimi cambiamenti comportamentali dell’agire mafioso li vediamo dalle video camere e li ascoltiamo dalle intercettazioni. Il capo della famiglia del Villaggio Santa Rosalia, Salvatore Sorrentino, impartisce ordini dal carcere al figlio Vincenzo, ma anche alla moglie Emanuela Lombardo. Quest’ultima poi mantiene i contatti diretti con le mogli degli altri boss arrestati.

La cosca del Villaggio Santa Rosalia è stata dunque colpita con 25 arresti, una persona ai domiciliari e sette interdizioni a svolgere attività imprenditoriali. Ma ci sono anche altre decine di indagati dei quali si sta approfondendo la posizione.

Questa indagine ci dice che al momento il vertice della famiglia sarebbe retto da Vincenzo Sorrentino, 22 anni, figlio di Salvatore detto “studentino” e già in carcere e braccio destro del noto Settimo Mineo. Il padre, nelle videochiamate fatte durante la pandemia e nelle visite che riceveva a Rebibbia, dava ordini e disposizioni al figlio, che a sua volta eseguiva le indicazioni senza fiatare.

Tra gli affari scoperti dagli inquirenti innanzitutto c’è il racket della fornitura di fiori ai commercianti dei cimiteri di S. Orsola e dei Rotoli. Infatti, i crisantemi della qualità San Carlino acquistati dal fornitore Franco Iemolo, esponente del clan Carbonaro-Dominante della stidda di Vittoria, venivano imposti ai commercianti dei due camposanti. E sono stati scoperti 13 casi di negozi gestiti tutti in nero. Chi si occupava di disciplinare questo settore era Andrea Ferrante, coadiuvato da Francesco Paolo Maniscalco definito dagli inquirenti “uomo d’onore della famiglia di Palermo Centro ad alta vocazione imprenditoriale”.

Altro settore su cui i Sorrentino avrebbero puntato la propria attenzione era la panificazione, non solo direttamente gestendo un panificio, ma soprattutto controllando la vendita degli ambulanti nei giorni festivi.

Giovanni Cancemi, invece, avrebbe rivolto il suo interesse verso il movimento terra. In questo campo, attraverso la Man Service, avrebbe creato un vero e proprio monopolio.

Chi avrebbe organizzato il traffico di cocaina con la Calabria sarebbe stato Leonardo Marino, che avrebbe smerciato la sostanza non soltanto nel palermitano e nel trapanese ma anche nella convenientissima piazza di Marsala.

Abbiamo già detto della moglie di Salvatore Sorrentino, Emanuela Lombardo. In prima persona e ripetutamente si sarebbe occupata di riscuotere il pizzo e disciplinare gli affari nel quartiere, come l’apertura di sale scommesse e i lavori di ristrutturazione di alcuni esercizi commerciali. Il tutto in piena sintonia e d’accordo con il marito con cui si consultava regolarmente anche se in carcere.

Sei le attività commerciali del valore di cinque milioni di euro finite sotto sequestro. Operavano nel campo della ristorazione, del commercio di generi alimentari, del trasporto merci su strada, del movimento terra.

Giovanni Burgio

4 agosto 2023