Archivio mensile:novembre 2023

ANCORA PIZZO E PESTAGGI A RESUTTANA

Le indagini non erano finite. Le intercettazioni suggerivano di proseguire oltre. Troppo ricche le notizie apprese che necessitavano di ulteriori approfondimenti (L’IMPORTANTE MANDAMENTO DI RESUTTANA | gioburgio (wordpress.com)). E così mercoledì 15 novembre sono scattati altri sette arresti che hanno colpito sia la famiglia che il mandamento di Resuttana a Palermo.

Se il 10 luglio scorso tra i 18 arrestati spiccava senz’altro la figura di Salvatore “Salvo” Genova, in quest’ultimo blitz il personaggio al centro dell’attenzione degli investigatori è stato Giuseppe “Pino” D’Amore.

Titolare dell’omonimo bar in via Resurrezione, a casa sua è stata ritrovata un’arma lunga modello Skorpion con matricola abrasa. È il tipo di mitraglietta usata dalle Brigate rosse nel 1978 per sterminare la scorta di Aldo Moro, e non è facilmente reperibile. Nel tentativo di scagionare il padre circa il possesso dell’arma, anche Gabriele D’Amore è stato arrestato perché ha dichiarato di averla trovata lui nella spazzatura.

Nelle videoregistrazioni e nelle indagini è emerso che sia il bar che il laboratorio di dolci annesso sarebbero stato luogo d’incontri e riunioni tra gli appartenenti al clan.

Ma soprattutto Giuseppe “Pino” D’Amore sarebbe diventato la persona di collegamento, il tramite, tra il capo mandamento di Resuttana, Salvatore Genova, e il reggente dell’omonima famiglia Sergio Gennusa. Un importante ruolo che ha fatto sì che il Genova lo “raccomandasse” ai suoi, dicendo tra l’altro che “a D’Amore avrebbe dovuto essere attribuito lo stesso riguardo riservato alla sua persona”.

Sono le estorsioni la caratteristica di quest’inchiesta. Un’attività continua e incessante che coinvolge capi e soldati della cosca, che non si lasciano sfuggire attività economica che possa essere colpita. Fino a toccare piccole questioni quotidiane, come il pagamento di un pranzo, che da 600 euro, dopo minacce e pressioni, si riduce a 350.

Conversazioni e registrazioni raccontano di un ambulante che viene picchiato a colpi di casco, privato di furgone e macchina, e il cui padre viene costretto a consegnare il libretto della pensione. E tutto questo perché di un debito di 10.000 euro ne ha restituito solo 3.200. “Lui si deve andare a cercare i soldi ora. Il cornuto si va a vendere il furgone, si va a vendere la macchina di sua moglie, si va a vendere l’oro, si va a vendere quello che si deve vendere, perché non si discute così”, avrebbe detto Giovanni Quartararo che gli aveva fornito scarpe per 10.000 euro.

Altro settore colpito è un consueto business delle cosche: le pompe funebri. In questo caso si tratta dell’ospedale di Villa Sofia, dove un impresario viene autorizzato a “farsi il funerale” una volta che i vertici mafiosi hanno conosciuto la cifra adottata.

E poi a essere raggiunto dai “picciotti” c’è anche il titolare di una scuola di formazione per infermieri specializzati. La retta d’iscrizione al corso di tremila euro non doveva essere pagata dalla figlia di uno degli affiliati.

Unica reazione negativa alle pressioni dei boss è stata quella di un’imprenditrice edile, che minacciata ben due volte di “mettersi a posto” ha denunciato subito l’intimidazione.

In queste indagini, in due distinte occasioni le telecamere nascoste hanno immortalato il rito del “bacio in bocca”. Un rituale antico che però continua ancora oggi. Una simbologia che serve agli adepti per riconoscersi fra loro. Gli inquirenti l’hanno ritenuto una prova dell’appartenenza al sodalizio criminale (non la sola certamente, né la più importante). Insomma, il mondo arcaico di Cosa Nostra s’inserisce facilmente nel contesto moderno.

Giovanni Burgio

23.11.23

L’ASSE MAI SPEZZATO FRA LA SICILIA E L’AMERICA

Fa impressione come le storie di mafia sono sempre le stesse. Gli stessi nomi, le stesse famiglie, i medesimi luoghi, i sempiterni traffici e reati. Un destino da cui gli stessi soggetti sembrano non potersi liberare. Gli ultimi 17 arresti di mercoledì 8 novembre lo confermano ancora una volta.

Tra i clan di Partinico-Torretta-Borgetto e quelli di New York il legame non si è mai spezzato. Dalla “Pizza connection” dei primi anni ’80, passando per “Iron tower”, fino a quest’ultima inchiesta, le famiglie Bonanno-Gambino della Grande Mela fanno da sponda ai siciliani. 10 sono stati gli arresti in America, 7 in Italia.

Questa volta, però, c’è meno droga e più estorsioni. Con un atteggiamento di rispetto e devozione degli americani verso i più esperti boss del mandamento di Partinico che consigliano di andarci piano per ottenere il pizzo. Dicono, infatti, che non bisogna calcare la mano e adoperare metodi duri per ricevere il pagamento delle vittime.

Il personaggio chiave dell’ultima retata è Francesco “Ciccio” Rappa, 81 anni e considerato il capo della famiglia di Borgetto. Mentre dall’altra costa dell’Atlantico spiccano le figure del figlio di Rappa, Vito Gabriele, e Joseph Lanni dei Gambino.

Oltre le estorsioni da ottenere con “garbo e delicatezza”, è il controllo delle industrie di trasporto e demolizione di New York che costituisce l’interesse principale delle cosche. Con un occhio anche alle frodi e ai reati sui fondi di previdenza degli iscritti ai sindacati.

E anche se il consiglio era di non usare le maniere forti, alcuni episodi estortivi hanno registrato una particolare violenza. Le immagini di una spedizione a colpi di martello contro un centralinista di una ditta di demolizione furono diffuse per intimorire chi si mostrava riottoso a pagare. Un imprenditore fu aggredito selvaggiamente in pieno centro a Manhattan.

A guardare indietro nel tempo sono anche la storia e i rapporti di Francesco Rappa. Oltre alle tre condanne per mafia, ha avuto contatti con i Madonia di Resuttana e soprattutto con i Vitale di Partinico. Oltre a essere suocero di Francesco Nania, il cassiere della famiglia di Partinico.

Altro personaggio importante di questa inchiesta è Francesco Franky Vicari, che si lamenta delle giovani leve criminali che non hanno rispetto per gli anziani come lui “A sessant’anni mi vogliono far fare il delivery (le consegne). Non mi scassasero la m… Quando loro sono nati, io mi sedevo con le persone più potenti del mondo”.

È invece latitante Giovan Battista Badalamenti che gli investigatori definiscono mafioso di lungo corso. Residente negli USA e considerato membro autorevole della famiglia di Torretta, è fratello di Martino, fedelissimo del boss di Partinico Vito Vitale.

E per capire come funziona un certo tipo di libero mercato, ascoltiamo le parole che Francesco Nania diceva al cognatoVito Gabriele Rappa “Io vi do il pomodoro a 17.50, e ve lo do quanto lo do al distributore. Ma voi dovete riempire New York di questo m… di pomodoro. Questo pomodoro deve andare ovunque. Questo pomodoro deve arrivare pure al presidente Obama”.

Giovanni Burgio

Palermo 17.11.23